WebMarketingFestival, ovvero del gap generazionale

Oramai i post sul Web Marketing Festival 2015 dilagano ogni dove.
Anche io ci sono andato, grazie a VOXmail.
È stata sicuramente una bellissima iniziativa, di grande livello. Certo, tutto è perfettibile, ed alcuni appunti fatti in giro per il web mi trovano sicuramente concorde, ma non v'è alcun dubbio che nel complesso il WMF15 sia stato un grande successo.
Riunire più di duemila persone alla ricerca di formazione in ambito webmarketing non è un risultato scontato, tutt'altro, e altrettanto non scontato è riuscire a soddisfare questa sete di conoscenza.
Giorgio Taverniti e il suo staff ci sono riusciti, almeno all'80%.
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Non è comunque mia intenzione parlare della qualità dell'evento, quanto della percezione precisa che ho avuto nell'osservare il pubblico (e parte dei relatori). Come i miei affezionatissimi lettori sanno, io appartengo alla prima generazione italiana che si è occupata professionalmente della comunicazione su internet.

Al Web Marketing Festival ho avuto, dovrei dire finalmente, la percezione chiara di una nuova generazione di neolaureati, tra i venticinque e i trent'anni , che ha deciso di fare di Internet il proprio pane quotidiano, con tutto l'entusiasmo tipico di chi comincia un percorso professionale.

Vabbè, grazie all'anima, direte, stai invecchiando, è normale che ci sia gente nuova. Certo, è normale, ma c'è qualcosa che mi sfugge: durante il mio speech (una roba che ai giovani può essere sembrata desueta, tipo “Email Marketing e Antispam”), devo dire seguitissimo, ho avuto modo di fare alcune domande:

“Quanti di voi usano l'email per invii massivi promozionali e/o informativi?”
Direi che il 100% o quasi ha alzato la mano.

“Quanti di voi pensano di avere avuto problemi di Spam?”
Il 90% ha alzato la mano.

“Quanti di voi sono CERTI di avere avuto problemi di Spam?”
Circa il 60/70%.

E fin qui tutto normale. Proseguo nella presentazione, arrivando poco dopo ad una slide dove nomino Dkim e Spf. Per scrupolo domando:

“Quanti di voi conoscono queste sigle?”
Ecco, non che mi aspettassi le stesse percentuali di cui sopra, ma quando ho visto levarsi pochissime mani (forse meno di una decina), devo dire che ho accusato il colpo.

Poi ci ho ragionato, e ho capito il perché. La mia generazione di operatori del settore è cresciuta immersa nei tecnicismi. Non era possibile pensare la professione del “comunicatore” internet slegata da quella di “tecnico”, o, per lo meno, di “smanettone”.

Nella mia relativamente lunga esperienza in una media agenzia di comunicazione, avevo notato lo stesso scollamento: giovani esperti di web marketing completamente all'oscuro dei limiti tecnici e del funzionamento di massima di piattaforme e strumenti.

Pensavo fosse una questione legata alla specifica realtà, invece pare proprio che sia un gap generazionale, in parte dovuto sicuramente alla maturazione di un mercato (le professioni tendono naturalmente a segmentarsi e specializzarsi, con l'aumento della richiesta), in parte probabilmente alla sensazione di avere a che fare con qualcosa di “tecnicamente solido e definitivo” di cui comunque qualcun altro si occuperà per noi.

Insomma, un problema “non mio”.

Spiace fare, come al solito, il vecchietto della situazione, ma devo dare ragione a chi dice “Ragazzi, studiate”: se volete vendere qualcosa, se volete fare consulenza, dovete capire cosa state vendendo, capire come funziona e quali problemi possono esserci dietro. Dovete sporcarvi le mani, perché Internet non è né solida né stabile, cambia di continuo, e con le tecnologie cambiano i paradigmi di comunicazione, quindi cambia quello che dovete vendere ai vostri clienti.

Per chiarirci, siamo ancora nei tempi in cui chi disegnava una macchina, la costruiva e la guidava e, nel caso, la riparava. O perlomeno seguiva di persona ogni fase.

Di più: molti si sono fermati a parlare con me o con i miei colleghi, quasi tutti lamentandosi di come sia difficile parlare alle pmi italiane e di come spesso l'interlocutore non capisca le potenzialità del webmarketing.
Avete ragione, è un brutto mondo, ma se volete essere credibili, dovete avere il polso della situazione e per averlo, di nuovo, dovete sporcarvi le mani.

Quindi studiate, domandatevi, chiedete. Non è necessario che sappiate fare il mestiere del sistemista, del programmatore, dell'ingegnere, ma dovete sapere tutto su quello che ognuno di loro fa per il voi e per il vostro cliente.

 
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